giovedì 31 ottobre 2013

Fauna appenninica

Lavoro sull'Appennino tosco-emiliano. Mi sposto tutte le mattine da Bologna, in macchina: nebbia, neve, camion. Ma soprattutto fauna. Negli ultimi due anni ho visto di tutto: scoiattoli, istrici, cinghiali, daini o cerbiatti, non saprei distinguere.
L'animale più raro che mi è capitato di incrociare è il mennauò - così lo chiamano da queste parti. Siccome non lo conoscevo, mi sono informato sulle sue abitudini: si tratta di un mammifero che può arrivare fino ai 100 kg di peso; una specie di enorme roditore che vive nascosto tra i boschi, in branchi da tre o quattro elementi. Mentre la femmina provvede all'allevamento dei piccoli, il maschio va a caccia, soprattutto di notte. Dotato di un folto pelo, di colore giallognolo tendente all'arancio, il mennauò si contraddistingue per una fascia cromatica più chiara, sul dorso, che al buio diventa fosforescente. Capace di movimenti rapidi e improvvisi, non teme il contatto con l'uomo. Anzi, spinto dalla ricerca di cibo e materiali di risulta (che utilizza per la costruzione della propria tana), si spinge spesso fin nei piccoli centri montani, o a ridosso delle grandi arterie autostradali. Soprattutto l'A1.  

2 commenti:

  1. Ma stai provando a creare una leggenda tipo mostro di lochness?

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    1. Esatto. Proprio così. L'A1 è popolata di strane creature, della cui esistenza esistono pochi (e dubbi) riscontri scientifici...

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