giovedì 25 luglio 2013

Alle prese con un Golden Retriever

Lo scorso weekend me ne sono andato a Gubbio, in un agriturismo immerso nella natura. Tutto bene, tutto bello. A parte l’eccesso di natura, ovviamente. Ma così è, l’ho scelto io.
Ho avuto modo di conoscere, tra gli altri, anche Mambo e Rubia, i due Golden Retriever che vivono con Paolo ed Emanuela, i proprietari.
Rubia è una femmina di sette anni, forse otto – non ricordo -, amichevole ma non sfacciata, vigile ma non fanatica: la calma solenne con la quale si aggira in giardino nel suo pelo lungo e fulvo non è mai pigrizia o indolenza, perché quando si è trattato di rispondere, a sera inoltrata, al verso spocchioso di qualche animale, inoltrandosi a rotta di collo nella boscaglia, non si è tirata indietro e anzi si è assunta la responsabilità che compete alla sua esperienza da veterana.
Mambo invece è uno stronzo. È un cucciolo di appena due anni, d’accordo, ma è uno stronzo. Paolo mi ha spiegato che si tratta di un “esemplare alfa”, ovvero di un cane che tende ad avere atteggiamenti dominanti con i suoi simili (e pure con chi non c’entra niente, come me). Per me resta più semplicemente un esemplare stronzo.
Il mio rapporto con Mambo è stato difficile fin dalla prima sera: ero sceso a leggere in veranda e l’ho visto venirmi incontro a zampe levate: ha infilato il muso nel mio borsello e nella borsa della mia compagna; ha leccato il mio libro; ha inghiottito un fazzoletto di carta e si è infilato in bocca pure il pacchetto di sigarette. A questo punto Paolo, allarmato dai versacci strozzati che uscivano dalle nostre bocche per un misto di fastidio e paura, è venuto a soccorerci e gli ha letteralmente estratto il pacchetto dalle fauci, specificando di aver dovuto fare lo stesso, una volta, con uno scorpione ancora vivo!
La mattina seguente Cerbero si è affacciato in piscina: ha dato una slinguazzata ai miei occhiali e annusato per bene teli da mare e infradito; quindi si è concesso il bis sul libro della sera prima, ma non è riuscito a fregarmi il pacchetto delle sigarette, che avevo prontamente nascosto nel borsello, a suo volta sigillato ermeticamente.
Per salutarmi a dovere, mi ha infine rovinato la colazione di domenica: dopo aver tranquillamente consumato il mio pasto, sono uscito in veranda a fumare e ho trovo Paolo intento ad annaffiare placidamente le sue piante: non ho fatto in tempo a dargli il più rilassato dei “buongiorno” che Anubi mi è saltato addosso, appoggiandomi le zampe anteriori sul petto e sbavandomi la maglietta. Di lì a poco sarei partito: non ho dunque avuto tempo di pianificare la mia vendetta. Però, da bravo “beta”, mi sono tolto la soddisfazione del gesto dell’ombrello. Subito dopo aver chiuso lo sportello dell’auto, ovviamente. 

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