sabato 27 luglio 2013

Un fumoso principio educativo

Ho iniziato le scuole medie nel 1991, il liceo nel 1994. Allora, i prof fumavano sulla soglia della porta dell’aula. Alcuni anche alla cattedra.

Da docente, anni dopo, ho sempre trovato "giusto" il divieto di fumo all’interno dei locali scolastici. Il fumo fa male e negli ambienti chiusi non si disperde, costringendo chi ti sta vicino a respirare aria inquinata, anche se non vuole. Per i tuoi polmoni decidi tu, per quelli degli altri no. 
Per questo, senza le famigerate ore buche io avrei grosse difficoltà a continuare questo mestiere: la prima cosa che faccio, infatti, subito dopo aver terminato la lezione, è uscire dall'edificio alla ricerca di un posto tranquillo, possibilmente al riparo da colleghi esuberanti e da studenti chiacchieroni, per accendermi la più gustosa delle sigarette che fumo. All'aria aperta il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta, se la fisica non è un'opinione, sale verso l'alto; chi non vuole sentirne l'odore gira alla larga; se sei una persona scrupolosa ti allontani tu, sacrificando i tuoi cinque minuti di socializzazione.
Il provvedimento appena licenziato dal governo, invece, proibisce a tutto il personale della scuola di fumare anche negli spazi esterni (cortili o giardini) di pertinenza della scuola: addio quindi anche alle sigarette accese in absentia, ovvero lontano dalla bocca, dal naso e dallo sguardo dei ragazzi. Di fatto,
il principio di garanzia per la salute degli altri viene scavalcato da un più fumoso principio educativo, ma la questione del “bell’esempio” è antica e delicata e merita ulteriori approfondimenti. Per il momento mi limito a fare una previsione: quanto sarà formativo, per i ragazzi, vedere i propri insegnanti-fumatori allineati appena fuori dai cancelli della scuola, in posizione di tiro, pronti a scaraventare nell’aria enormi boccate di fumo per difendere un proprio, inalienabile diritto?

Nessun commento:

Posta un commento