sabato 19 gennaio 2013

Perché un (altro) blog?

Mi sono chiesto più volte, prima di iniziare, perché volessi aprire questo blog e confesso di aver avuto qualche incertezza, a partire dall’uso del verbo “aprire”. Vanità? Già, vanità. Ho pensato che in fondo resta una patina opaca di vanità persino sulle linee che traccio col dito sulla sabbia, quando sono al mare e mi estranio da tutto ciò che fa rumore attorno a me. Mi aspetto che esse restituiscano un ordine esplicito alla mia immaginazione e si congratulino con me per la forma che hanno ricevuto. Tuttavia la vanità non basta, se si vuole spiegare la scrittura, o meglio, non volendo confondere fra cause ed effetti, l’origine della scrittura. La vanità non può essere incriminata di tutto, tanto meno di condurci al primo parto sintattico. In un certo senso ho bisogno di questo blog. Esso rappresenterà per me una forma di autodisciplina del pensiero e, soprattutto, della comunicazione. Un esercizio che mi costringa a un metodo.
Mi sono chiesto un'altra cosa, prima di iniziare, mettendomi, per così dire, dall’altra parte dello schermo: se sia giusto o meno aggiungere, nello spazio infinito della rete, l'ennesimo tassello sostanzialmente inutile all’ipetrofico universo della scrittura. E mi sono detto che sarebbe davvero difficile essere certi dell’utilità di ciò che si scrive. In fondo aprire un blog – sono tornato al verbo di partenza, che ancora non mi piace – è un atto di piacevole violenza che riservo a me stesso e a quei pochi che sceglieranno di passare da qui.

2 commenti:

  1. La scrittura è altruismo. Non si può scrivere solo per se stessi, tanto varrebbe limitarsi a pensare senza prendere la "penna in mano".
    Circa l'utilità di ciò che si scrive, il tuo racconto sulla pasticceria è stato, nel mio caso, addirittura terapeutico: per cinque minuti ho sorriso dimenticando ogni dolore e ogni problema. Non è forse questa la "forza" della scrittura?Grazie.

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  2. Il punto è che limitarsi a pensare a volte non basta. Perché i pensieri scappano via e abbiamo bisogno di fermarli per mettere ordine nel caos. In realtà, per me non esiste "la" scrittura: esistono "le" scritture, ognuna con un suo scopo.

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