Mi sono chiesto più volte, prima di iniziare, perché volessi
aprire questo blog e confesso di aver avuto qualche incertezza, a partire
dall’uso del verbo “aprire”. Vanità? Già, vanità. Ho pensato che in fondo
resta una patina opaca di vanità persino sulle linee che traccio col dito sulla
sabbia, quando sono al mare e mi estranio da tutto ciò che fa rumore attorno a me. Mi aspetto che esse
restituiscano un ordine esplicito alla mia immaginazione e si congratulino con
me per la forma che hanno ricevuto. Tuttavia la vanità non basta, se si vuole
spiegare la scrittura, o meglio, non volendo confondere fra cause ed effetti,
l’origine della scrittura. La vanità non può essere incriminata di tutto, tanto meno di condurci al
primo parto sintattico. In un certo senso ho bisogno di questo blog. Esso rappresenterà per me una forma di autodisciplina
del pensiero e, soprattutto, della comunicazione. Un esercizio che mi costringa
a un metodo.
Mi sono chiesto un'altra cosa, prima di iniziare, mettendomi, per così dire,
dall’altra parte dello schermo: se sia giusto o meno
aggiungere, nello spazio infinito della rete, l'ennesimo tassello sostanzialmente
inutile all’ipetrofico universo della scrittura. E mi sono detto che sarebbe davvero difficile essere certi
dell’utilità di ciò che si scrive. In fondo aprire un blog – sono tornato al
verbo di partenza, che ancora non mi piace – è un atto di piacevole violenza
che riservo a me stesso e a quei pochi che sceglieranno di passare da qui.
La scrittura è altruismo. Non si può scrivere solo per se stessi, tanto varrebbe limitarsi a pensare senza prendere la "penna in mano".
RispondiEliminaCirca l'utilità di ciò che si scrive, il tuo racconto sulla pasticceria è stato, nel mio caso, addirittura terapeutico: per cinque minuti ho sorriso dimenticando ogni dolore e ogni problema. Non è forse questa la "forza" della scrittura?Grazie.
Il punto è che limitarsi a pensare a volte non basta. Perché i pensieri scappano via e abbiamo bisogno di fermarli per mettere ordine nel caos. In realtà, per me non esiste "la" scrittura: esistono "le" scritture, ognuna con un suo scopo.
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